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Voglio posare sul tuo petto il capo

perché non si dà più ospite contrada.

E l’ombra mia più fresca è quella

che i frastagli costella, quietamente,

delle tue socchiuse ciglia, chine

sopra la mia ingarbugliata fronte.

Voglio che l’oro delle tue pupille

di luce mi rivesta, e il tuo sorriso

le mie albe riscaldi, e pur di stelle

gli spauriti miei tramonti accenda.

Al ritmo mi avvierò del tuo respiro

verso l’abisso d’un serale sonno

rorido di baci, le tue mani

amiche teneramente discorsive

con le mie palme sbigottite e manse,

alle quali mostrando vai la saggia via

del sereno riposo, che già torna,

mirabilmente, ad essere fanciullo.

E scandisci per esso, col pulsare

segreto del tuo cuore, melopée

soavi di tregua e possibili accordi

fra i guasti del mio vivere frusto.

Intanto, come pane fresco di forno,

esala la tua pelle un che di buono,

qualcosa d’essenziale: un nutrimento

che sostiene il mio, forse incerto, passo

verso la soglia del non – luogo, dove

l’andare mio si siede e aspetta …

 


 Loredana Savelli - 11/06/2012 22:37:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

L’ho sentia molto musicale, ma non mi è molto chiaro il verso: "perché non si dà più ospite contrada". Un canto malinconico, ma controllato, come un volo che si osserva intuendone tutte le evoluzioni.

Ciao

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